Dal bacio di Guidarello alle passioni di Byron: Ravenna, città di amori leggendari
Se pensiamo a città romantiche, il pensiero vola subito a Parigi, con i suoi ponti illuminati, a Verona, con il balcone di Giulietta, o a Venezia, con i suoi canali e le serenate in gondola. Ma c’è una città in Italia che custodisce storie d’amore altrettanto affascinanti, intrecciate tra poesia, passione e leggenda: Ravenna.
Qui, tra mosaici dorati e antichi chiostri, hanno camminato poeti, cavalieri e rivoluzionari, lasciando dietro di sé tracce di amori impossibili, tragici o immortali. Storie vere e leggendarie che ancora oggi risuonano nei vicoli silenziosi della città, tra le ombre delle basiliche e le stanze dei palazzi storici.
Hai mai sentito parlare della statua di Guidarello Guidarelli, il cavaliere che promette amore eterno a chi lo bacia? Oppure di Lord Byron, il poeta ribelle che visse un amore scandaloso tra le mura di Palazzo Guiccioli? E Dante, il sommo poeta, che proprio qui trascorse gli ultimi anni della sua vita, forse ancora sognando la sua Beatrice?
E poi c’è un amore vissuto tra fughe disperate e battaglie: quello di Giuseppe Garibaldi e Anita, una passione che si intreccia con la storia e che ha trovato nella campagna ravennate il suo tragico epilogo.
Ravenna è una città da scoprire con il cuore, lasciandosi trasportare dalle storie di chi l’ha amata e ha amato tra le sue strade. E se l’amore ha mille sfumature, Ravenna ne custodisce alcune delle più affascinanti: quelle che resistono al tempo, proprio come i suoi mosaici.
Il mistero di Guidarello Guidarelli: il cavaliere che fa innamorare chi lo bacia
Entrando nella Pinacoteca di Ravenna, tra dipinti e sculture che raccontano secoli di storia, ti troverai davanti a un volto di marmo che sembra addormentato, sereno, sospeso nel tempo. È quello di Guidarello Guidarelli, un cavaliere la cui leggenda ha affascinato generazioni di visitatori.
La sua statua funeraria è così suggestiva che per anni si è creduto che baciare le sue labbra portasse fortuna in amore. Si diceva che ogni donna nubile che posasse le labbra su quel volto di marmo si sarebbe sposata entro l’anno.
Una credenza così radicata che, nei primi del Novecento, la scultura mostrava segni evidenti di erosione sulle labbra, consumate dai baci di centinaia di giovani donne in cerca del vero amore. La fama di Guidarello si diffuse talmente tanto che persino scrittrici e viaggiatrici illustri, come George Sand, si narra abbiano ceduto alla tentazione di lasciargli un bacio.
Ma chi era davvero Guidarello? Non solo un’icona romantica, ma un uomo in carne e ossa: un capitano di ventura che combatté per la Repubblica di Venezia alla fine del Quattrocento. Morì in circostanze misteriose, forse assassinato, e il suo volto fu scolpito da Tullio Lombardo in una posa quasi troppo intensa per essere solo un omaggio funebre.
Oggi, naturalmente, baciare la scultura è proibito: la conservazione del marmo viene prima del romanticismo! Ma il fascino di Guidarello resta immutato e chi visita Ravenna non può fare a meno di lasciarsi catturare dal suo sguardo eterno.
Byron e Teresa Gamba: un amore ribelle nella Ravenna risorgimentale
Se Guidarello è il simbolo dell'amore che sopravvive nel tempo, Lord Byron e Teresa Gamba rappresentano la passione che sfida le convenzioni.
Quando il poeta inglese, già celebre per le sue opere e la sua vita sregolata, arrivò a Ravenna nel 1819, la città era un crocevia di fermenti politici e intrighi nobiliari. Si era trasferito qui per amore di Teresa, una giovane contessa appena diciottenne, sposata a un uomo molto più anziano di lei, il conte Alessandro Guiccioli.
I due si innamorarono perdutamente e iniziarono una relazione che fece scandalo. Lei divenne la sua musa, la sua confidente e la sua complice politica: attraverso di lei, Byron entrò in contatto con i carbonari, i rivoluzionari che lottavano contro il dominio austriaco e lo Stato Pontificio.
Nonostante gli sforzi del conte per separare la moglie dall’ingombrante poeta, l’amore tra Byron e Teresa resistette. Tuttavia, nel 1821, Byron fu costretto a lasciare Ravenna, sotto il sospetto di attività rivoluzionarie.
Teresa fu obbligata a rientrare nei ranghi della nobiltà, mentre Byron partì verso il suo destino, che lo avrebbe portato a combattere per l’indipendenza della Grecia, dove morì nel 1824.
Oggi, camminando per le strade di Ravenna, si può immaginare Byron a cavallo, con il suo mantello svolazzante, mentre si dirige a Palazzo Guiccioli per incontrare Teresa. Oppure si può entrare nel museo a lui dedicato e lasciarsi avvolgere dalle parole delle sue lettere, ancora cariche di passione.
Dante e Beatrice: un amore eterno che riposa a Ravenna
Se Byron e Teresa sono il simbolo della passione vissuta, l’amore di Dante Alighieri per Beatrice Portinari incarna l’amore ideale: un sentimento assoluto, idealizzato, che ha dato vita a una delle più grandi opere della letteratura mondiale.
Eppure, il destino ha voluto che questa storia d’amore trovasse il suo epilogo proprio a Ravenna, l’ultima dimora del Sommo Poeta.
Dante e Beatrice si incontrarono da bambini a Firenze, ma le loro vite presero direzioni diverse. Lui sposò Gemma Donati, lei andò in sposa a un altro uomo, ma il poeta non smise mai di amarla, trasformandola in un’icona di bellezza e virtù, la guida celeste che lo avrebbe accompagnato fino alla visione del Paradiso nella sua Divina Commedia. Beatrice morì giovane, a soli 24 anni, e Dante le dedicò versi intrisi di dolore e devozione.
Ma cosa c’entra Ravenna con tutto questo? È qui che Dante visse gli ultimi anni della sua vita, esiliato da Firenze, accolto dalla corte dei Da Polenta. Nelle strade silenziose della città bizantina, tra i chiostri e le basiliche cariche di mosaici dorati, il poeta scrisse l’ultima parte della Commedia, forse ancora con il pensiero rivolto a Beatrice.
Dante morì a Ravenna nel 1321 e qui fu sepolto, in una piccola tomba di marmo bianco che ancora oggi si può visitare accanto alla Basilica di San Francesco. Firenze, la sua città natale, cercò più volte di riportare le sue spoglie a casa, ma i frati francescani di Ravenna le nascosero per secoli, proteggendole come un tesoro prezioso.
E così il poeta dell’amore eterno riposa in una città che forse non avrebbe mai immaginato come sua ultima casa, ma che oggi lo custodisce con orgoglio.
Visitare la sua tomba è un’esperienza particolare: non è un mausoleo sfarzoso, non ha la grandiosità dei grandi monumenti funebri. È un luogo raccolto, quasi intimo, come se Dante fosse ancora lì, immerso nei suoi pensieri, sospeso tra la nostalgia di Firenze e il ricordo di Beatrice.
Anita e Giuseppe Garibaldi: la fuga e l’amore in Romagna
Non tutti gli amori sono fatti di poesia e lettere appassionate. Alcuni si consumano tra le battaglie e il fango delle strade percorse a cavallo. Così fu per Anita e Giuseppe Garibaldi, legati da un sentimento indissolubile vissuto tra sogni di libertà e sacrificio.
Quando nel 1849 la Repubblica Romana cadde sotto l’assalto delle truppe francesi, Garibaldi e i suoi uomini furono costretti a una fuga disperata attraverso la penisola, braccati dagli eserciti nemici. Al suo fianco c’era Anita, la donna che aveva conosciuto anni prima in Brasile e che, con il suo spirito indomito, lo aveva seguito fino in Italia. Incinta e debilitata dai giorni di marcia, non volle mai separarsi da lui, nemmeno quando la situazione diventò disperata.
Attraverso sentieri nascosti e territori paludosi, i due arrivarono nei pressi di Mandriole, vicino Ravenna. Qui, ormai stremata dalla febbre e dalla fatica, Anita si aggrappò a Garibaldi per l’ultima volta. Morì il 4 agosto 1849, in una fattoria della zona, mentre il marito, disperato, doveva già pensare a riprendere la fuga per evitare la cattura.
Il suo corpo fu sepolto in fretta e recuperato solo in seguito, quando la notizia della sua morte si diffuse. Garibaldi, straziato dal dolore, portò con sé il ricordo indelebile della donna che aveva condiviso con lui il sogno di un’Italia libera.
Oggi, a Mandriole, una stele commemorativa ricorda il luogo della sua fine, mentre la sua storia continua a vivere nel cuore di Ravenna.
Ravenna, città di amori eterni
Abbiamo attraversato i secoli sulle tracce di grandi amori, da quelli scolpiti nel marmo come Guidarello Guidarelli, a quelli vissuti tra le pagine della poesia come Dante e Beatrice, fino alle passioni ribelli di Byron e Garibaldi.
Ma forse la vera magia di Ravenna è proprio questa: custodire storie che resistono al tempo, proprio come i suoi mosaici dorati.
E chissà, magari tra le vie silenziose di questa città, ognuno di noi può trovare un frammento della propria storia d’amore.